Avete mai sentito parlare di Gemello evanescente, Gemello scomparso, Gemello sopravvissuto?
Da un punto di vista biologico i gemelli che nascono rappresentano solo l’1 o il 2% delle nascite totali.
Siccome la biologia riproduttiva è davvero perfetta e mira a massimizzare le possibilità di concepimento (è logico, è naturale tanto quanto l’istinto di sopravvivenza) per garantire la continuazione della specie, il corpo della donna durante l’ovulazione spesso mette a disposizione più ovuli maturi, proprio a questo scopo. In realtà, quindi, le donne hanno molto spesso ovulazioni doppie o triple, proprio per massimizzare le possibilità di successo.
Siccome però il corpo femminile è progettato per accogliere e nutrire al meglio un solo feto, accade spesso che dopo il concepimento sopravviva un solo embrione, il più forte.
E cosa succede se erano stati fecondati più ovuli?
Secondo uno studio ginecologico condotto in Belgio, si stima che la maggior parte degli embrioni gemelli, purtroppo, muoia entro i primi tre mesi.
-Può esserci un’emorragia, la cosiddetta “minaccia d’aborto”, che porta alla loro espulsione.
-La placenta può assorbire gli embrioni che non sono sopravvissuti.
-Il feto che sta crescendo “integra” i suoi gemelli assorbendoli, inglobandoli all’interno di una cisti oppure di un tessuto.
Nel mio caso è accaduto proprio questo: un mio molare superiore destro ha una cuspide in più. Questo è solo uno di quei tasselli che sono andati al loro posto a distanza di ben 23 anni da quando me lo disse il dentista…
MA COSA PROVANO I GEMELLI NATI SOLI, COME MAI CE NE OCCUPIAMO?
Ce ne occupiamo perché la perdita di un gemello rappresenta il primo grande lutto vissuto nell’utero materno. Lascia forti strascichi sin dai primi giorni di vita e spesso i genitori non sanno come itervenire.
Parto elencandovi alcuni “campanelli d’allarme” che possono ricondurci a questa esperienza prenatale.
A chi di voi è capitato di avere all’improvviso una profonda tristezza, malinconia apparentemente inspiegabile che, rapidamente, come è arrivata se ne va? Una tendenza all’umore depresso, attacchi di panico in ascensore?
Il senso di colpa anche solo nel ricevere dei complimenti, essere bravi e avere successo in qualcosa, essere belli, piacevoli, avere fortuna nella vita?
Dolori emotivi immotivati a livello razionale ma difficili da rintracciare, comprendere, dissolvere volontariamente. Una sofferenza quasi palpabile, accompagnata dalla sensazione di una lacerazione insanabile che lascia l’anima a brandelli. Una sensazione di vuoto incolmabile e di smaniosa ricerca del completamento del sé, che risulta tanto difficoltosa.
Questo dolore può sfociare in aggressività, violenza, comportamenti autolesionistici.
Ci si sente incompleti e può succedere che, nella solitudine di casa ci si senta mancare l’aria.
Possono manifestarsi paure del contatto fisico, oppure al contrario bisogno estremo di contatto, quasi come se fosse una dipendenza.
Ci può essere difficoltà a separarsi da qualcuno, a interrompere una relazione, ad accettare un allontanamento o avere una gelosia “patologica”.
I BAMBINI
Per quanto riguarda i bambini, vediamo che spesso i pianti davvero inconsolabili rivelano questo tipo di dolore: il primo lutto vissuto nella pancia di mamma. Nessun gesto, presenza, gioco o cibo riesce a placarlo.
Anche chi manifesta gelosia aggressiva verso i fratelli appena nati, può aver vissuto questo dramma nell’utero materno. Nei bimbi anche più grandi (come anche negli adulti) possono insorgere forti dermatiti o psoriasi in punti specifici del corpo, laddove l’epidermide ha registrato il contatto e la sua successiva perdita.
Altro sintomo è una debolezza estrema, grande mancanza di energia, affaticamento cronico o narcolessia, una sorta di “movimento verso la morte”; è come se una parte molto profonda di se volesse ricongiungersi al proprio gemello.
Si è inoltre osservato che tra i gemelli nati soli la percentuale di chi ha difficoltà ad avere figli è più alta della media, soprattutto in coloro che ne sono inconsapevoli.
A differenza di ciò che si pensava fino a qualche decennio fa, gli esperti ci dicono che questo fenomeno riguarda il 33% delle gravidanze.
Ce ne occupiamo perché si è visto che il dolore immenso provato dai gemelli sopravvissuti è il trauma del loro primo lutto.
Se sentite parlare di “VTS” ci si riferisce a questo insieme di “sintomi”, il cui acronimo sta per “Vanishing Twin Syndrome”, o Sindrome del Gemello Scomparso.
Queste parole non le ho solamente scritte, ma le ho vissute, provate, sentite, sofferte per 37 anni della mia vita.
Oggi, a distanza di 3 anni dal giorno della mia “riscoperta”, quella consapevolezza mi ha permesso di dare un senso a molte piccole e grandi cose che prima parevano non averne. Ho potuto “unire i puntini e creare il mio disegno”, mettere insieme i tasselli e completare il mio puzzle.
È stato un percorso lungo e a tratti doloroso, ma il prezzo della consapevolezza è impagabile: la consapevolezza è vera libertà!
E dopo, cosa accade?
C’è un percorso che va dalla scoperta di non essere stati soli nella pancia di mamma, all’accettazione, rielaborazione e integrazione di questa antica memoria cellulare; il tempo richiesto per compiere questi passaggi dipende molto dalla persona e dal suo "Kairos", che è il tempo personale, contrapposto a "Chronos", il tempo universale.
Le Costellazioni Familiari possono aiutare sia nella scoperta che nell’integrazione di questa esperienza prenatale.
Vi riporto una frase che adoro di una mia preziosa maestra e insegnante: “Quando si elabora e integra il lutto del gemello, ci ritroviamo ad avere…i Superpoteri!”
Se questo articolo ti ha incuriosito, fatto sorgere curiosità o domande, contattami!
Alessandra Borgatta - dalle radici alle stelle
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